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Cenni storici
Una relazione di Visita Episcopale del 1596 rappresenta il primo documento che attesta l’esistenza della Chiesa di S. Antonio Abate a Cicogni: costruita in pietra, con una piccola torre campanaria, essa veniva ritenuta idonea al culto, a differenza del sagrato, considerato meno idoneo in quanto era delimitato da un muretto di canne ed ospitava il cimitero, motivo per cui, nel dialetto locale, viene tuttora chiamato “simitéri”.
Nel 1812 il Vescovo di Piacenza invita la popolazione ad approfittare dell’Editto di Saint Cloud, avvenuto in pieno periodo napoleonico, per risistemare ed ampliare il sagrato, in pessime condizioni ed ormai troppo piccola per accogliere i fedeli: la sua richiesta viene esaudita.
Origine
XIX secolo
Caratteristiche e decorazioni
La chiesa di Sant’Antonio Abate è preceduta da un sagrato lastricato, con orientamento Est-Ovest.
La chiesa in pietra a vista presenta una facciata neogotica, rinserrata ai lati da lesene a tutta altezza.
I rampanti del tetto sono percorsi da una cornice ad archetti pensili
Al centro si apre l’unico portale, rettangolare, chiuso da lesene corinzie e sormontato da una lunetta con al centro un bassorilievo, in marmo, raffigurante Sant’Antonio Abate.
Al di sopra del portale un ampio rosone circolare, con pilastrini a raggiera.
La chiesa in pietra a vista presenta una facciata neogotica, rinserrata ai lati da lesene a tutta altezza; essa nasconde un interno interamente affrescato nella seconda metà del XX secolo da Angelo Capelli, in stile barocco veneto: le volte della navata presentano gli affreschi dell’Assunta e dell’Agnello, quella del presbiterio la colomba dello Spirito Santo attorniata dai Quattro Evangelisti. L’abside è stato invece affrescato dal pittore Novara con l’Ultima Cena. Il paliotto dell’altare è opera pregevole del XVIII secolo, il rosone e le vetrate di Franco Corradini. Sulla destra, l’altare della Vergine con la nicchia che ospita l’antica statua della Madonna delle Grazie qui venerata.