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Treccia di Trevozzo

Storia

Negli anni '40 le donne dedicavano un giorno alla settimana alla preparazione di questo alimento: un tipo di pane dalla crosta dorata e fragrante, realizzato tramite il lievito madre che garantisce una maggiore digeribilità e conservabilità.
Verso la fine degli anni '50, due coppie di fratelli esperti nel settore alimentare, rilevarono il piccolo forno nella frazione di Trevozzo e avviarono una produzione di pane, diffondendo la tradizione della treccia nelle case della popolazione.
Il processo di formatura viene svolto rigorosamente a mano, partendo da una prima manipolazione chiamata in dialetto "slongadùra" che prevede la creazione di un panetto allungato, lasciato riposare per qualche minuto.
Successivamente la pasta viene lavorata per poi essere allungata nuovamente: in passato la pasta veniva stesa e schiacciata sul tavolo oppure avvolta in lenzuola e pigiata con i piedi, oggi invece, grazie all'introduzione di nuove tecnologie, questo processo viene svolto dal "raffinatore", ovvero 2 rulli ruotanti d'acciaio nei quali l'impasto viene fatto passare più volte.
Si passa così alla creazione della forma, la treccia, che viene lasciata lievitare per circa 60/70 minuti.
La cottura avviene nel forno a legna oppure in un forno a tubi di vapore, ovvero strumenti che non guastano la naturale umidità necessaria ad una cottura ottimale.